La prima notizia non è che Walter Siti ha vinto il premio Strega, ma che Aldo Busi è riuscito a non farselo assegnare. La seconda notizia, meno paradossale solo in apparenza, è che il presidente dei deputati Pdl Renato Brunetta ha presentato un’interrogazione alla commissione di Vigilanza Rai in relazione alle “offese sessiste” che Busi avrebbe rivolto a Laura Ravetto durante la trasmissione televisiva “La guerra dei mondi”. Recita il comunicato: ”La trasmissione ‘La guerra dei mondi’, in onda su Rai Tre lo scorso venerdì 28 giugno, è stata segnata dalle pesantissime offese sessiste indirizzate all’onorevole Laura Ravetto dallo scrittore Aldo Busi. Il conduttore David Parenzo, dinanzi alle proteste della deputata del Pdl che abbandonava gli studi, si è limitato ad un semplice rimbrotto nei confronti di Busi, senza allontanarlo“. Un parlamentare che esige l’apertura di un’inchiesta su una battuta di spirito fa pensare a una di quelle situazioni gogoliane che per l’appunto solo l’immaginazione di uno scrittore potrebbe concepire; situazioni che, se incontrate in un romanzo, non sono mai fraintendibili. Non si capisce da che parte prendere la richiesta di Brunetta anche semplicemente per mostrargli quanto sia sciocca. Certo non dalla parte del ridicolo, perché il ridicolo, non appena si cerca di spiegarlo a chi non lo sa cogliere al volo, si volatilizza dando ragione a colui che ne denuncia l’inesistenza. Non dalla parte del buon senso, perché il buon senso è la filigrana del ridicolo: per poter ridere del coperchio di una pentola quando viene usato come scudo, non ci si può mettere a discutere sull’uso convenzionale del coperchio: o l’accordo è preliminare e implicito, o meglio lasciar perdere. Purtroppo, basta che un deputato inciampi sulla propria suscettibilità, perché anche uno scrittore come Aldo Busi sia accusato di avergli fatto apposta lo sgambetto. Il caso non è nemmeno nuovo: il 20 ottobre dell’anno scorso, su questo stesso sito Busi aveva manifestato pubblica solidarietà al parroco di Caivano che per essersi rivolto al prefetto di Caserta, Carmela Pagano, chiamandola “signora”, era stato redarguito con veemenza dal prefetto di Napoli. E dire che l’onorevole Ravetto aveva dato l’impressione di non essere affetta da permalosità di Stato. Non solo non si è seccata di venire chiamata “signora” da Busi (tacitando Parenzo, che nella fattispecie ha vestito i panni del prefetto di Napoli), ma alla battuta di Busi, “sono più signora io di lei”, ha risposto ammiccando di gusto, con un’ironia che, considerata in retrospettiva, appare alquanto invelenita. Ora, proviamo a tirare le somme. Se la Ravetto si sente offesa dalla battuta di Busi sulle mutande – certo più sottile e articolata di quella su chi è più signora di chi – , tanto da abbandonare lo studio televisivo minacciando di querela lo scrittore, e fino al punto di avallare l’interpellanza richiesta dal suo compagno di partito, allora Busi ha ogni diritto 1) di offendersi perché la Ravetto ha chiamato lui, Aldo Busi,”signora”, 2) di querelare o controquerelare la signora onorevole in conseguenza delle “pesantissime offese sessiste” a lui rivolte, o, più verosimilmente, per omofobia, 3) di pretendere che la Ravetto arrivi da sola a capire come persino una donna, per quanto onorevole, possa trasudare omofobia col solo muovere in un certo modo i muscoli maxillo-facciali, 4) di esigere che una apposita commissione parlamentare apra d’urgenza un’inchiesta su Ravetto e Brunetta per palese mancanza di senso dell’umorismo, e per aver voluto mettere le mutande alle parole di uno scrittore. La redazione
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