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“Pena di Morte Viva” – Un carteggio tra Mita Borghesi, una volontaria della Comunità Papa Giovanni XXIII, e Aldo Busi

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Pubblichiamo, con licenza di entrambi gli scriventi, cui vanno i ringraziamenti della redazione, uno scambio di email tra Mita Borghesi, una volontaria della Comunità Papa Giovannni XXIII impegnata nell’abolizione della pena dell’ergastolo ostativo, e Aldo Busi.

Da: Mita Borghesi

A: info@altriabusi.it

Oggetto: c.a. Dott. Aldo Busi

Gentile Dott. Busi,

siamo un gruppo di ergastolani ostativi che hanno dato vita ad una campagna per sensibilizzare la Chiesa, la società civile, il Governo, il mondo politico nel suo insieme, aprendo un dibattito culturale per e sull’abolizione della pena dell’ergastolo, tenendo conto del valore del “tempo” e del precetto marchiato nell’art. 27 della Costituzione. Nostro desiderio è quello di vedere cancellato dalla nostra “posizione giuridica” quel “fine pena MAI” per essere sostituito da un “fine pena CERTO”. Solo in questo modo una società civile e uno Stato di diritto potrebbero garantire quella seconda possibilità che ogni persona merita. Un carcerato che rimane detenuto per 20, 30 o più anni, non può essere mai lo stesso di quando fu arrestato.

Per tali ragioni stiamo raccogliendo quanti più consensi possibili nel sito Internet:

 http://www.carmelomusumeci.com/index.php

Le chiediamo, laddove condivida anche Lei la nostra iniziativa, di aderire cliccando “Firma contro l’ergastolo” e compilando il modulo. Come può notare dal sito hanno già aderito alla nostra iniziativa noti personaggi e autorità del mondo politico, ecclesiastico, culturale, accademico e dello spettacolo. (Elenco firmatari: http://www.carmelomusumeci.com/pg.lista.appello.php ”Primi firmatari” + 29.000 firme di “gente comune“. – Tra i “primi firmatari”: Don Luigi Ciotti, Agnese Moro, Margherita Hack, Umberto Veronesi, Stefano Rodotà ecc ecc.) Ci siamo attivati per un’iniziativa seria e responsabile, quindi non è la “solita” iniziativa “isolata” dentro mura di ferro e cemento. Un paese come l’Italia non può farsi promotore di moratorie contro la pena di morte solo per una questione di immagine civile e democratica, quando, per contro, nel proprio ordinamento giuridico vi è normativizzata una pena come l’ergastolo ostativo. Le saremmo grati se volesse dar voce a tale iniziativa. Nel ringraziarla, La salutiamo molto cordialmente. Per gli ergastolani in lotta per la vita,

Carmelo Musumeci

Carcere Padova, Ottobre 2013

( … ) Erode mandò a decapitare Giovanni nel carcere. Quelli che mangiavano con lui a tavola non alzarono un dito contro quell’iniquità, ma continuarono a sganasciare. Col il silenzio sono divenuti complici. (Fonte: Don Oreste Benzi “Scatechismo”).

Per maggiori informazioni sull’ergastolo ostativo:

http://www.carmelomusumeci.com/pg.base.php?id=6&cat=6&lang=

e-mail: ergastolani@apg23.org

***

La risposta di Aldo Busi:

Grazie alla redazione di altriabusi.it per inviare la seguente mail a Mita Borghesi, di cui ignoravo tutto prima e ora anche se Mita è femminile o maschile, tanto che non saprei neppure come rivolgermi alla persona che firma la mail senza incorrere in imprecisioni di intestazione, ma è pur vero che nel linguaggio connesso con il tema specifico del “fine pena mai/certo” c’è una neutralità dolorosa e semplicemente umana che parla alla ragione, alla ragione di Stato e a uno Stato ragionevole senza necessità di genere; grazie anche se altriabusi.it vorrà sincerarsi se i destinatari della mia mail concordano o no con la pubblicazione del presente carteggio sul sito medesimo.

Gentile Borghesi, volentieri sottoscrivo il Suo appello e aggiungerò anche che per l’ex ergastolano tornato in libertà sento necessario, al fine di un reinserimento meno traumatico nella società, un tempo di transizione in una struttura, adeguata, statale o no, che lo protegga, anche da se stesso, e lo aiuti a colmare quei vuoti di aggiornamento psicologico, culturale, sociologico e, almeno un po’, lavorativo che inevitabilmente lo esporrebbero a rischi altissimi di nuocere e a se stesso e agli altri, affinché uscire dal carcere non significhi ritornarci al più presto forse per sempre. Noi uomini liberi stiamo fuor di dubbio contemplando il futuro in libertà di assassini, non di casi giudiziari minori, e non va dimenticata né la vita che hanno tolto a esseri umani né la tragedia che hanno causato ai parenti delle vittime e all’umanità tutta, ma un assassino è anche assassino di se stesso e questa immane mancanza di rispetto, di tutela, di cura, di primario amore verso la propria unicità e insostituibilità non può non suscitare, oltre all’orrore, anche uno slancio di compassione risolutiva e di clemenza attiva. Vive cordialità, Aldo Busi

 

 


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